venerdì 3 ottobre 2008

La tattica dei Casalesi inganna anche lo stato

L’arresto degli ultimi giorni avvenuto a Quarto e sbandierato da più fonti mediatiche e ministeriali come un duro colpo alla mafia dei casalesi nascondere ben altro.
Ma per capire bene il ragionamento che andrò a condurre occorre che ripristiniamo la sequenza con cui si sono ripetuti i fatti. La mattina di lunedì alla periferia di quarto flegreo, in alcune villette la polizia con i carabinieri ha arrestano Alessandro Cirillo, Oreste Spagnuolo, e Giovanni Letizia presunti Killer che hanno operato nel litorale Domizio negli ultimi tempi. A loro vengono attribuiti gli omicidi dell’imprenditore Noviello che si era ribellato al pizzo, oltre che la strage dei neri a Castelvolturno.


Con poca memoria i media dimenticano che i bidognettiani, furono protagonisti anche della vendetta del clan omonimo negli anni a cavallo tra i ‘90 e il 2000 nella faida che allora scoppio fra Salvatore Cantiello detto Carusiello con Luigi De Vito da una parte e Francesco e Domenico Bodognetti dall’altra. In quel periodo si scatenò un’aspirale di morti scatenata all’epoca dall’omicidio di Salvatore fratello di Domenico Bidognetti, per rivendicare l’egemonia sul territorio da parte di Cantiello.
Anche in quel periodi il clan Bidognetti diede esempio della sua inarrestabile efferatezza, è da quella scuola che provengono i tre Killer. È così che il clan dei casalesi ha sempre operato e non smetterà certo oggi, lo Stato no gli a mai fatto paura, nei periodi di quella faida uno dei boss del clan ordino il furto dell’auto blindata dell’allora ministro Biondi per i propri spostamenti.
Ma la situazione che ormai si era delineata con il pentimento di Bidognetti e di Anna Carrino ha messo alle strette tutto coloro che operavano per il clan o lo fiancheggiavano. In questo scenario rimangono fuori almeno dalla maggior parte delle attenzione degli investigatori l’ala militare che ha continuato ad operare e non avendo più punti di riferimento hanno tentato di prendere ambiti del potere non adatti alle loro competenze, hanno pianificato la loro ascesa a sostiuire l’ormai pentito Boss. Questo se da un lato delineava nuovi scenari geografici e gerarchici del nuova ala del clan poteva dare fastidio a chi il clan l’aveva costituito in un certo modo, come Zagaria e Iovine. O a chi non voleva troppo clamore che già il libro di saviano aveva creato tanto da destare l’attenzione degli stessi latitanti che in un intercettazione ammonivano un giornalista e gli delineavano il modo di scrivere a lor riguardo recando minacce di morte a chi come Saviano aveva osato far troppo rumore.
Figuriamoci se avrebbero potuto mai condividere dopo l’omicidio Noviello un tale dispendio di energie e di clamore. Quello che mi fa più pensare è il fatto che se i tre dell’ala di fuoco ex bidognettiani coordinati da Spagnuolo il più pazzo dei tre vivessero a poca distanza l’uno dall’altro e che custodissero tutto il loro arsenale e il loro parco mezzi nelle stesse abitazioni usate come rifugio, e che impudentemente conversavano a cellulare senza nemmeno ipotizzare che qualcuno fosse sulle loro traccie.
Non è di certo un comportamento da professionisti, la camorra è famosa proprio perché anche in situazioni di palese evidenza di fatti da essa determinata riesce ad organizzare strutture in grado di nascondere i loro reati. È sicuramente pratica diffusa distruggere le armi dopo un agguato del genere tutto ciò che a esso e riconducibile come la distruzione del mezzo utilizzato per compiere l’agguato.
Questo non fa che avvalorare la mia tesi, dilettanti allo sbaraglio di cui la camorra a sfruttato le potenzialità per qualche tempo, resasi conto dell’ormai incontrollabilità dei soggetti in questione li ha abbandonati a se stessi, lascandogli piccoli spazi operativi. Allora loro hanno reagito spiegando tutto il loro potenziale di fuoco e tentando di prendersi una fetta dei profitti derivanti dalla attività di spaccio, delegata ormai ai neri, come mostrava anche Garrone nel film Gomorra.


Quella strage oltre che un indicazione ai neri su chi fosse il referente a cui si dovesse pagare, era un forte segnale alla restante camorra dei Casalesi, come a dire noi ci prendiamo quello che vogliamo. Questo scatto di reni dei tre che volevano arrivare al vertice della cupola però si è concluso subito, forse proprio tramite qualche segnale che chi aveva interesse che sparissero dalla circolazione e gli lascassero campo libero, come Setola, che a quanto pare nonostante il fiato sul collo della Dda gli viene attribuito l’agguato di ieri a Giugliano al contabile di una ditta di onoranze funebri, quasi sicuramente uno che con i clan non aveva rapporti diretti ma che come è risaputo a riguardo della categoria gestiscono di solito i soldi destinati all’usura o all’inizio di attività con il loro contributo delegate a prestanomi.
Ecco come il clan dei casalesi a mio avviso avrebbe gestito la vicenda uscendone ancora una volta a testa alta e con le minor perdite possibili. La chiamerei la tattica Scissionista, perché è una tattica già vista attuata durante la guerra di secondigliano, che nonostante i tanti arresti non a fatto altro che rendere più facile il gioco degli scissionisti che oggi controllano l’intera area di spaccio relegando i vecchi capi egemoni fino ad allora i Di lauro a operare solo nel rione dei fiori così detto terzo mondo.
Sperando ancora una volta che mi stia sbagliando e che lo Stato non stia sbandierando l’arresto di qualche cane sciolto come la fine di un ciclo, o come una grande battaglia vinta, ma sia seriamente intenzionato a mettere definitivamente sotto le proprio regole un’area da tempo abbandonata all’egemonia